lunedì 30 aprile 2012

Tablet & Pen

Literary landscapes from the modern Middle East

di Alessia Delcré






Titolo: Tablet & Pen,
literary landscapes from the modern Middle East
(Penna e tavoletta, panorami letterari
dal moderno Medio Oriente)
Autore ed Editore: Reza Aslan
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 657












Penna e tavoletta
(poesia)

Non smetterò di dar voce a questa penna ma continuerò
a tener vivo il ricordo di ciò che avviene nell'anima,
a raccogliere i modi in cui si esprime l'amore,
a mantenere rigogliosa questa età
che si inaridisce come i deserti.


Anche se il dolore di questi giorni
deve diventare sempre più acuto,
e i tiranni non rinunciano alla loro malvagità,
io subisco i loro amari sbagli senza alcun rimorso,
visto che il respiro che si spegne
nutrirà ogni malanno.


Intanto l'osteria è ancora aperta,
con il suo vino rosso, cremisi come i freddi
e alti muri del tempio.
E il sangue riempie nel frattempo le mie lacrime
e le fa brillare, dipingendo con ogni goccia
l'amato roseo sorriso.


Che gli altri vivano con calma e pace indifferente.
Io ascolto i tormenti della terra
e non smetterò mai di ascoltarli.

- FAIZ AHMED FAIZ -
Pakistan


Le gesta dell'umanità, così come le abbiamo imparate sui libri di scuola,  sono in effetti un racconto a senso unico, in quanto - si sa - la storia è sempre stata scritta dai vincitori.
E' contro questo grande inganno che si batte l'autore di Tablet & Pen,  proponendo in questo contesto una vasta raccolta letteraria scritta da popoli sottomessi.
Siamo nel XX secolo, in Medio Oriente. Contro l'imperialismo occidentale, tante voci si alzano a testimoniare e a contestare in versi e in prosa violenze e soprusi. Sono parole toccanti, pronunciate in diverse lingue, mai tradotte prima per un uso occidentale.
Grazie all'appoggio di editori mediorientali - Michael Beard per l'arabo, Sholeh Wolpé per il persiano, Zeenut Ziad per l'urdu - Reza Aslan - già attivo come insegnante, scrittore, editore e studioso di religioni - ci offre un buffet veramente straordinario in cui i sentimenti sofferti di un vivere ai margini sono le spezie dai sapori forti di piatti multiculturali, che finalmente ci aprono finestre su stili di vita,  quotidianità ed esperienze diverse da quelle finora imparate.


Traduzione della quarta di copertina
I Paesi che si estendono lungo gli ampi orizzonti del Medio Oriente - dal Marocco all'Iran, dalla Turchia al Pakistan - vantano diverse culture, lingue e religioni. Eppure, il panorama letterario di questa parte dinamica del mondo è stato unito non da confini e nazionalità, ma da una comune esperienza di imperialismo occidentale.
Profondamente consapevole delle cicatrici raccolte lasciate da un retaggio della dominazione coloniale, l'acclamato scrittore Reza Aslan, con un team di tre redattori regionali e settantasette traduttori, dimostra chiaramente con Tablet & Pen come la letteratura può, in realtà, essere utilizzata per foggiare le identità e servire come una cronaca straordinaria delle disgregate storie di questa regione.
Attivo in Words without borders (Parole senza frontiere), associazione che promuove lo scambio internazionale attraverso la traduzione e la pubblicazione del meglio della letteratura mondiale, Aslan ha volutamente collocato questo volume nel XX secolo, al di là dei confini familiari del passato ottomano, ritenendo che gli scrittori che sono emersi nelle ultime centinaia di anni non abbiano ricevuto la degna lode. Questa collezione monumentale, di quasi duecento pezzi, tra racconti, romanzi, memorie, saggi e poesie - molti dei quali presentati in lingua inglese per la prima volta - espone opere tradotte da arabo, persiano, urdu e turco. Organizzato cronologicamente, il volume abbraccia un secolo di letteratura - dal famoso poeta arabo Khalil Gibran ai premi Nobel Naguib Mahfouz e Orhan Pamuk, dal grande poeta siro-libanese Adonis alla gran dama della fiction Urdu Ismat Chughtai - collegata dalla straordinariamente ricca tradizione di culture illuminate, troppo spesso ignorate dal canone occidentale. Spostando la percezione americana del mondo mediorientale lontano da religione e politica, Tablet & Pen evoca gli splendori di una regione attraverso la voce dei suoi narratori e poeti, la cui letteratura ci racconta una storia urgente e liberatoria. Con una ricchezza di informazioni contestuali che posiziona il testo tra l'ampiezza storica, politica e culturale della regione, Tablet & Pen è un libro trascendente, da divorare dall'inizio alla fine, come un'unica corposa narrazione.

Reza Aslan è professore di scrittura creativa alla University of California di Riverside; è l'autore di No god but God (Non dio ma Dio) e di Beyond Fundamentalism (Al di là del Fondamentalismo). Vive a Los Angeles. Per maggiori informazioni, visitare il sito www.rezaaslan.com.

mercoledì 4 aprile 2012

The Company. The Story of a Murderer


di Francesca Desiderio


Titolo: The Company. The Story of a murderer (La comunità dei naufraghi. Storia di un assassino)
Autrice: Arabella Edge
Editore: Picador, GB
Anno di pubblicazione: 2000
Pagine: 371
Lingua: inglese


The Company è la storia romanzata di un ammutinamento e di un massacro realmente accaduti nel 1629. Protagonista della macabra storia è Jeronimus Cornelisz, speziale esperto di polveri, droghe, preparati, di cui fa uso illecito per soddisfare richieste nella ricca e corrotta Amsterdam della prima metà del Seicento.
Formato durante l’adolescenza da Torrentius, amato mentore che lo inizia ai segreti della chimica, del cinismo e del libertinaggio intellettuale, esercita la propria arte fino alla condanna all’esilio per stregoneria e atti di magia. Si imbarca sulla Batavia, nave della Compagnia olandese delle Indie orientali, diretta verso le colone olandesi d’Indonesia.
La brama di impadronirsi del carico di oro e argento lo induce a escogitare con il capitano un piano per avvelenare gli oltre trecento passeggeri, ma, prima di riuscirci, la nave si incaglia in una barriera corallina al largo della costa australiana. I passeggeri vengono portati in salvo su un’isola, mentre il comandante della compagnia e il capitano si allontanano su una scialuppa in cerca di salvataggi. I superstiti, convinti della filantropia insita nel suo mestiere di speziale, investono Jeronimus del titolo di “capitano-generale” dell’isola, ma l’uomo, intimamente convinto della propria predestinazione al potere e alle fortune, approfitta della fiducia concessagli e instaura via via un regno personale.
Subdolo e ambizioso, pianifica di ridurre il numero dei sopravvissuti per razionalizzare le risorse. Lascia credere che un gruppo di persone mandate in ricognizione nelle isole vicine vi abbia trovato acqua dolce, e convince numerosi naufraghi a lasciare l’isola madre. Induce i restanti a rispettare le regole del consiglio da lui presieduto, arrogandosi il diritto di giudicare e condannare, grazie al sostengo di pochi fedelissimi. Dopo i primi omicidi per eliminare compagni divenuti sempre più sospettosi e scomodi, i fedeli seguaci praticano assassinii e violenze in modo sempre più spudorato, con il pretesto di mantenere l’ordine. Stupri, processi improvvisati, pene capitali decimano il numero dei naufraghi e non scalfiscono in Jeronimus la convinzione di essere un’anima buona, meritevole di riconoscenza per aver salvato tante vite, soprattutto quella di Lucretia, donna che mai cederà al suo corteggiamento, nonostante le attenzioni ricevute.
Jeronimus rigetta ogni accusa di violenza e si crede nel giusto, deride i credenti e irride al loro dio esaltando la libertà personale, in un crescente delirio di onnipotenza.
Intenzionato ad accordarsi con i naufraghi di un’altra isola per spartire le risorse divenute più scarse, si reca sull’isola a bordo di una zattera e lì viene catturato, proprio mentre sopraggiunge una nave di salvataggio capitanata dal comandante della Batavia.
Jeronimus sarà processato sull’isola stessa, condannato all’amputazione delle mani e all’impiccagione.


Note sul libro
L’autrice romanza abilmente un storia macabra per indagare sulla depravazione umana, offrendo dettagli storici e producendo un quadro psicologico di un uomo egocentrico, megalomane, carismatico e convinto della fondatezza del proprio pensiero e delle proprie azioni.

The Company. The Story of a Murderer è stato il primo romanzo di Arabella Edge, scrittrice nata a Londra e residente in Australia da circa vent’anni. Il libro, pubblicato nel 2000, è diventato un best seller in Australia, dove ha vinto nel 2001 il Commonwealth Writers’ Prize come miglior libro dell’Asia sudorientale e Pacifico meridionale.


Traduzione della quarta di copertina
Io, Jeronimus, preparo fiale e misuro polveri su bilancini di bronzo, distillo pozioni, mercanteggio oppio e arsenico. Damerini e imbellettati di Amsterdam mi cercano a frotte per rimediare cure, elisir d’amore, interventi per abortire figli bastardi e, ovviamente, veleni. Ah, i valeni…

The Company è basato sulla vicenda storica della Batavia, nave della Compagnia olandese delle Indie orientali affondata al largo dell’Australia occidentale nel 1629. Jeroninums Cornelisz, speziale trentenne, crea un brutale mondo anti-utopico a spese dei sopravvissuti, decimandone progressivamente il numero con inganni diabolici e scorte di arsenico.
Bagnata dal sangue di innocenti e malvagi, la comunità dei naufraghi sprofonda, con il peso della storia, nel cuore delle tenebre.