lunedì 4 giugno 2012

Verdon, i colori del sublime

Viaggio in Provenza, Francia meridionale.
Destinazione: gole del Verdon. Periodo: fine aprile. Temperatura mite, cielo piovoso.

Usciamo in autostrada a Nizza, proseguendo verso Digne. La strada è molto suggestiva e si incanala tra alte rocce scolpite dal vento. A tratti le rocce sembrano caderti addosso, serrando l'asfalto in una morsa calcarea; a tratti sono varchi verso panorami che non ti aspetti, aperti e verdeggianti. Dolci declivi punteggiati di ocra delle fattorie in tufo con le imposte color lavanda, di uliveti e greggi di pecore al pascolo, di borghi schivi in lontananza aggrappati a fazzoletti verticali, attenti e silenziosi come sentinelle che sorvegliano i passanti.
Entrevaux (515 mslm) è un abitato medioevale con accesso da un ponte levatoio. Ci accoglie con una fitta pioggia battente e i suoi pavé lucidi, le piazzette vuote. Le alte mura di difesa ancora presenti rafforzano la sua aria mistica e storica, da cui si esce per la "porta di Francia" o la "porta d'Italia", retaggio di un'urbanistica di crocevia nei commerci verso le due nazioni. Ci immergiamo in stretti vicoli, avvolti da alte case adornate di gerani e  bottegucce dalle insegne antiche. Vecchi platani sfilano a lato, sulle piazze, sulle strade. La primavera è appena iniziata, è difficile trovare gente in giro.
Lasciamo Entrevaux e il suo fascino assorto e ci dirigiamo verso Castellane, passando per il Lago di Castillon. La scenografia naturale è molto varia. Arriviamo a quota 1124 mslm del Colle di Toutes Aures: gli ulivi hanno lasciato posto a frassini e larici e a tappezzanti dalle tinte cangianti di verdi e bruni. Da Castellane, altra cittadina medioevale sovrastata da un'altissima roccia con in cima una chiesa, parte la spettacolare Route 952, strada serpeggiante parallela al fiume Verdon. Percorrendola, si è spettatori di paesaggi di rara bellezza. Agglomerati di rocce si innalzano ovunque come mostri, bellissimi, dalle forme stravaganti e dai grandi occhi, vuoti materici che vorremmo - per presunzione - scolpiti da mano umana. A ogni curva ti assalgono, onnipresenti e opprimenti, tanto da farti sentire piccolo e a disagio. Ma quando li oltrepassi, e la mente ritorna lucida, ti accorgi di quanto siano meravigliosi, sublimi.
Ed è appunto il Point Sublime che stiamo cercando - noi viaggiatori romantici che vogliamo sentire nella pelle il brivido di una forte emozione - un quadro paesaggistico che dicono abbracci in larga misura il canyon del Verdon e le sue torri minerali, profilando orizzonti dalle forme inquiete. La natura, maestra nel creare i più bei quadri al mondo, ha qui intinto il pennello nel rosso fuoco, impregnandovi la terra argillosa;  nel bianco candido, spennellando le rocce; nei freschi verdi per adornare gli alberi e i cespugli; nel giallo carico per regalare raggi di sole alle forsizie...
Non è forse in Provenza che grandi pittori hanno trovato la loro musa ispiratrice, colpiti proprio da questi accesi contrasti cromatici e di forme naturali?
Arriviamo al Point Sublime. E' una vertigine. Le gole scavate per un centinaio di metri si tuffano in un fiume serpeggiante verde smeraldo. Le torri di roccia tutte intorno disegnano profili sfrangiati o piramidali. Visuali appaganti e stimolanti, come un sogno appena abbozzato, che non può trovare pace fino a quando, con la presenza dei nostri passi, tracceremo percorsi giù nelle gole, o ci inerpicheremo tra i passaggi difficili tra le rocce, gustando e provando sulla pelle quello che gli occhi già hanno segnato nel cuore.
Ma questa è un'altra storia. Ad oggi il sapore del sogno...