giovedì 29 dicembre 2011

Highlands scozzesi

di Francesca Desiderio

Se, lasciando dietro di te gli ultimi agglomerati urbani attorno a Inverness, seguirai la motorway che si trasforma in un lungo ponte panoramico tra scenari continentali e terre nordiche, comincerai a sentir pulsare il cuore delle Highlands scozzesi.



Farai tappa a Dornoch, sabbia delle spiagge selvagge e cielo dai colori spenti e minacciosi di un deserto sconfinato di freddo, e ti inoltrerai nelle loro antiche terre oggi disabitate. Profili morbidi, a perdita d’occhio, ricoperti di un verde compatto rotto qua e là da rettangoli di pietre, tutto quel che resta del suo popolo, e piccoli laghi come fossero cave. La strada si restringerà e si farà più acciottolata, passing places ti permetteranno di non temere l’incrocio con altre macchine, episodio assai raro. La strada che sale verso nord non finirà mai, l’auto rallenterà la sua corsa su quella difficile strada e ti chiederai quale confine sperduto di terra stai mai raggiungendo; avrai timore di quell’ignoto per qualche attimo, perché segnali non ce ne saranno, né anima umana, né casa ad alleviare quella solitudine. Finché poche svolte alla tua direzione ti condurranno dove finisce la terra e comincia il mare.
In quegli ultimi lembi collinosi, scavati da un mare freddo che ne penetra per centinaia di metri le alture, vedrai i primi fiordi. E ti dovrai fermare. C’è una bellezza che non ti aspetti, lassù, capace di calamitarti e ipnotizzarti. Mi sono fermata dove la strada mi mostrava Loch Eriboll, senza più respirare davanti al luccichìo della superficie del mare calmo come un lago, stretto tra due lunghe braccia di alture verdi, che circondava, giù in basso, una penisola verde, unita alla terra da uno stretto corridoio di terra.



Tornato a ripercorrere la strada, raggiungerai Durness. Le pecore che pascolano sulla spiaggia si allontaneranno sorprese dalla presenza di un uomo, e colpito dal vento freddo ti avvierai sulla spiaggia ampia, dove roccioni neri alti un paio di metri sono lasciati a secco dalla marea bassa. La luce del sole, nell’assenza di nuvole, renderà il mare smeraldino prima del suo blu abissale, che volge dritto verso il Polo Nord. Quello che dalla strada ti parrà adeguato alle tue proporzioni fisiche, ti avvolgerà con la sua potenza, e ti accorgerai di essere polvere. Parteciperai a tanto splendore e te ne lascerai schiacciare, lo respirerai, lo abbraccerai solo con gli occhi perché ti resti impresso, per non lasciarlo lassù, dimenticato.
Il giorno dopo, sotto nuvoloni grigiastri, il ricordo dei colori marini ti sembrerà un fugace regalo del sole, una fortunata coincidenza nel breve spazio della tua visita, in questo luogo senza tempo.