di Alessia Delcré
Titolo: John Freely’s Istanbul (La Istanbul di John Freely)
Autore: John Freely
Editore: Scala Publishers Ltd, Londra
Anno di pubblicazione: 2005
Formato: cm 16,5x23,5, brossura
Pagine: 216
Illustrazioni a colori
Lingua: inglese
Passeggiando per Istanbul, si delinea la traccia di una scrittura che sale e scende le alture della città, entra nelle moschee e si ferma a contemplarne i particolari, rivolge qualche parola a un passante e si ingolosisce al pensiero dei dolci locumus.
L’autore propone un libro composto da tanti quadri descrittivi quante sono le zone geografiche di Istanbul: quindici capitoli in tutto, sette colline più i quartieri periferici lungo il Bosforo e dell’area asiatica. Le descrizioni sono intrise di evidente passione per la vita frenetica ma ancora misteriosa della metropoli - Freely frequenta e ama Istanbul da decenni - a cui si coniuga però un’analisi razionale di luoghi, date, personaggi del presente e del passato.
Spesso l’autore confronta la metropoli cosmopolita attuale con quella degli anni ‘60, periodo a cui risale il suo primo approccio alla città turca. Inoltre, egli ama riprenderne le poetiche descrizioni del XVII secolo, uscite dalla penna del cronista Evliya Efendi, come testimonianza dell’immutabilità di alcuni usi e costumi (spesso legati ai dogmi religiosi) e del lento permeare di uno stile occidentale che ne confonde ormai i tratti distintivi.
Definire questo libro una guida turistica sarebbe riduttivo e non appropriato, visto che Freely arricchisce le pagine con proprie riflessioni, si sofferma su personaggi che hanno lasciato la loro impronta tangibile sullo svolgere storico degli eventi, apre parentesi su curiosità e aneddoti per visitare al meglio la metropoli, e non considera per contro le informazioni pratiche di soggiorno che il turista cerca invece nei manuali di viaggio.
Potremmo a tratti considerarlo un diario autobiografico, dato che l’autore ci rende partecipi delle sue sensazioni e dei continui raffronti con la Istanbul del suo passato.
O ancora potremmo considerare questo testo un mosaico pittorico in cui ogni scorcio della città è reso con tante pennellate che non ne esauriscono la conoscenza ma ne lasciano piuttosto un assaggio, un’intima emozione.
Per le particolarità storiche e architettoniche dei numerosi edifici di epoca bizantina e ottomana raffigurati nel libro, l’autore rimanda infatti alla lettura di suoi precedenti volumi, più esaustivi in tal senso (si veda Strolling through Istanbul e Blue Guide Istanbul).
In John Freely’s Istanbul primeggiano invece le impressioni, proprio come in un quadro impressionista in cui i soggetti ritratti sembrano essere stati catturati per errore da uno sguardo distratto. E invece sono la rielaborazione di uno spirito artistico che li conosce fin troppo bene.
Traduzione della quarta di copertina
John Freely conosce Istanbul tanto quanto August Hare - noto scrittore inglese vissuto nel XIX sec. - conosceva Roma.
Per quarantatré anni Freely ha studiato, esplorato, amato e omaggiato la sua città adottiva.
Camminare per le strade, salire su per le colline, visitare le moschee, i palazzi e i resti storici di Istanbul con Freely è apprendere di prima mano la complessa storia della Nuova Roma e della capitale imperiale turca che le succedette. L’autore ne conosce gli angoli più segreti, i personaggi del passato così come del presente, che sa connotare in spazi e tempi ben definiti.
In questo libro Freely esamina di nuovo la storia, la gente, le tradizioni e gli aromi della città a cui è stato così intimamente legato per quasi mezzo secolo, annotandone i cambiamenti insieme all’immutabilità del suo spirito e del suo carattere.
Ampliamente illustrato, con fotografie d’attualità e materiale storico riordinato, proveniente da archivi remoti, John Freely’s Istanbul è la confluenza di passione e sapere del più grande biografo moderno di questa città.
Nato a New York nel 1926, John Freely è stato professore di fisica a Istanbul fino al 1960, quando iniziò a esplorare la città passeggiando a piedi con moglie, figli e amici. A poco a poco il suo hobby diventò passione. Il suo primo libro, Strolling through Istanbul (Gironzolando per Istanbul) - scritto insieme a Hilary Sumner-Boyd - venne pubblicato nel 1972 e gli permise di affermarsi come classico del genere. Seguì la pubblicazione di altri 30 libri sulla storia e topografia della città.